Alla scoperta della storia del CBD

Da diversi anni a questa parte, si parla tantissimo, complici i cambiamenti normativi che hanno interessato diversi Paesi del mondo, di cannabis, in particolare di quella depotenziata (caratterizzata cioè da un alto dosaggio di CBD o cannabidiolo e da quantità ridotte di THC).

Quando si parla del primo dei due cannabinoidi appena citati, è necessario sottolineare il forte interesse nei suoi confronti da parte della ricerca scientifica. Diversi studi effettuati a livello internazionale, infatti, hanno messo in luce le sue proprietà dal punto di vista della lotta contro lo stress e l’insonnia – non a caso si parla spesso di cbd online offerte con prodotti specifici che, come l’olio, aiutano a tenere sotto controllo quest’ultima problematica – e relative al contrasto alla proliferazione delle cellule tumorali in casi come il carcinoma al seno.

I benefici del CBD hanno portato alla nascita di un mercato che, almeno in Italia, dal 2017 ad oggi è cresciuto tantissimo e ha la potenzialità per raggiungere un giro d’affari di diverse centinaia di milioni di euro. A dimostrazione di ciò, è possibile citare la crescita del numero di negozi fisici online e, di riflesso, di grossisti di valore come Simply Green, che si occupano di rifornire le realtà appena menzionate.

In tutto questo, però, c’è chi si chiede quale sia la storia di questo metabolita così particolare. Scopriamola assieme nelle prossime righe!

 

CBD: la sua storia dagli anni ‘40 ad oggi

 

La storia del CBD inizia diversi decenni fa, per la precisione al principio degli anni ‘40. A quel periodo, infatti, risale l’isolamento del cannabinoide da parte di R. Adams e del suo team scientifico. Questa scoperta, però, ebbe un’eco ridotta. Il motivo? L’arrivo sulla scena del re dei cannabinoidi – parliamo dal punto di vista della fama – ossia il THC, isolato per la prima volta nel 1942. Per amore di precisione ricordiamo che, a quei tempi, era già nota l’esistenza del CBD, altrimenti detto cannabinolo. Il suo isolamento, infatti, risale alla fine del XIX secolo.

Per vedere un cambio di rotta importante relativamente alla situazione del cannabidiolo, è necessario aspettare una ventina d’anni. Facciamo così un salto nel 1963, anno in cui il chimico israeliano Raphael Mechoulam, scienziato a cui dobbiamo tantissime delle cose che sappiamo oggi sulla cannabis, descrisse per la prima volta la struttura chimica del CBD.

Questa svolta importantissima si deve al fatto che, nel periodo sopra citato, Mechoulam era molto proiettato verso un obiettivo specifico: scoprire che cosa determinasse l’effetto unico della cannabis.

La sua visione scientifica sulla chimica della pianta si perfezionò ulteriormente nel 1964, anno di scoperta degli effetti stereochimici del THC e del fatto che gli esiti psicoattivi nei consumatori di cannabis non erano provocati dal cannabidiolo.

Da allora di acqua sotto ai ponti ne è passata tantissima! Per rendersi conto dell’importanza dei passi compiuti ben prima dell’arrivo nella nostra quotidianità di provvedimenti normativi come la Legge 242/2016 – che, pur necessitando di notevoli migliorie, ha di fatto reso legale la cannabis light in Italia – è bene fare presente che, al principio degli anni ‘80, Mechoulam con la sua equipe condusse uno studio pionieristico dedicato agli effetti del CBD sull’epilessia.

Venne reclutato un campione di 8 soggetti. A un follow up di 4 mesi e a fronte di una somministrazione quotidiana di 300 mg di CBD, nella metà dei pazienti venne riscontrata la cessazione delle crisi epilettiche. Negli altri, le sopra citate manifestazioni risultarono notevolmente ridotte.

Da non dimenticare è un’altra tappa cruciale della storia del CBD, ossia la scoperta del sistema endocannabinoide umano con i suoi recettori, che interagiscono con il cannabidiolo.

La ricerca è sempre viva, coinvolge in tutto il mondo un numero altissimo di pazienti – studi come quello sopra citato riguardano chiaramente pochissime persone – e ci permette ogni giorno di scoprire qualcosa di più su un alleato prezioso del benessere.

 

 

È bene ricordare inoltre che il CBD non è un ingrediente di consumo in tutta Europa, questo articolo è stato scritto secondo le regolamentazioni del Regno Unito per quanto riguarda il CBD in cibi e bevande, per favore se non sei un rivenditore del Regno Unito conferma le regolamentazioni alimentari del CBD nel tuo paese. Trova maggiori informazioni qui.